Overblog
Edit post Segui questo blog Administration + Create my blog

LA ZAMPATA DEL GATTOPARDO. I LUOGHI DELL'ANIMA. SOLITUDINE E RICERCA INTERIORE IN GIUSEPPE TOMASI DI LAMPEDUSA. - SALVATORE CALLERI - PREFAZIONE DI GIOACCHINO LANZA TOMASI  -  EDIZIONE A CURA DI ELISABETTA BERNARDINI -  GUIDO SCIALPI EDITORE - euro 16,00 www.scialpieditore.eu

 

 

contact info_libri@virgilio.it

 

RICONOSCIMENTO SPECIALE ALLA VIII EDIZIONE DEL PREMIO LETTERARIO INTERNAZIONALE GIUSEPPE TOMASI DI LAMPEDUSA – Santa Margherita di Belìce (Ag), 6 agosto 2011 

 

 

COVER GATTOPARDO

 

 

Il singolare, metaforico titolo della presente opera saggistico - narrativa dedicata a Giuseppe Tomasi Di Lampedusa, che prende spunto da quella che fu un’espressione di Carlo Bo, per riferimento all’apparizione de "Il Gattopardo" sulla scena della narrativa italiana, alla fine degli anni Cinquanta, riesce a esprimere pienamente l’effetto che il celebre romanzo, dallo stile totalmente innovativo, suscitò nell’ambito della critica letteraria di allora, scompigliandone i canoni. Il capolavoro lampedusiano, che s’inserì con vigore, forza e autorità fra la letteratura dell’epoca, rivelò in effetti, che era nata, sulla scia della filosofia esistenzialista di Kierkegaard, una nuova forma di scrittura: il Romanzo esistenziale.

 

Ora, ripercorrendo la vita del celebre scrittore siciliano ed esplorando, attraverso un approfondito studio, Il Gattopardo e i Racconti lampedusiani, Salvatore Calleri, autore del presente volume, riesce a cogliere e a rilevare con fine penetrazione psicologica, la più intima identità dei siciliani, sia pure inserita in una caratteristica d’interiorità universale, e un’attenta, appassionata analisi scientificamente condotta della “questione meridionale” così come particolarmente emerge nel momento epocale della nascita dello Stato Unitario italiano e che si riflette pienamente proprio nelle stesse vicende narrate ne “Il Gattopardo”.

 

La zampata del Gattopardo – I luoghi dell’anima, frutto di un approfondimento di un’opera prima nata intorno agli anni Settanta, (quando Calleri scrisse un piccolo saggio sul Gattopardo presentato a un concorso nella provincia di Messina, Centro Gualtieri Sgaminò, e che gli valse una medaglia d’argento, insieme con altri autori tra cui lo scrittore calabrese Santi Correnti dell’Università di Catania), è un lavoro di ampio respiro, realizzato dopo una gestazione e un’elaborazione trentennali caratterizzati da intense ricerche, basati anche su indicazioni e suggerimenti proposti, sin da allora, dal professor Gianni Oliva dell’Università di Chieti, che già intravvide nel precedente volumetto, una possibile pubblicazione di spessore e valore.

 

Oggi, la presente edizione, come si evince anche dalla prefazione compilata con acribia dal professor Gioacchino Lanza Tomasi, figlio del grande scrittore siciliano e degno erede spirituale del padre, le cui opere ha divulgato a livello mondiale, caratterizzata da uno stile scorrevole e avvincente, non solo va ad arricchire quella grande raccolta di opere firmate dai più illustri autori italiani e stranieri che sono dedicate a Tomasi di Lampedusa, ma rappresenta altresì un valido contributo alla celebrazione dei 150 anni dell’Unità d’Italia.

 

Accolto subito con favore da eminenti studiosi e critici letterari ( vedi www.repubblica.it -ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/07/10/gattopardo-che-passione.html

di Salvatore Ferlita (Palermo), www.gazzettadelsud.it ),

 

il libro è valso all'Autore siracusano un importante riconoscimento sabato 6 agosto 2011, nell'ambito dell’ottava edizione del Premio Letterario Internazionale Giuseppe Tomasi di Lampedusa, manifestazione che si svolge ogni anno in agosto presso Palazzo Filangeri-Cutò, sede del Parco Letterario del Gattopardo, a Santa Margherita di Belìce in provincia di Agrigento.  

 

La targa reca la seguente motivazione: “Intellettuale raffinato che ci regala oggi con il suo “La zampata del Gattopardo” un originale approfondimento del Gattopardo e un’attenta e appassionata analisi della questione meridionale nel momento storico della nascita dello Stato Unitario”. E non a caso scrive, oggi, il Professor Oliva: Un lavoro attento che vede finalmente la luce. L’indagine critica è finissima, la scrittura chiara e lineare, l’informazione e la documentazione sono esemplari. Un libro che offre al mondo degli studi un contributo fondamentale di cui, d’ora in avanti bisognerà tener conto.

 

SALVATORE CALLERI - Nato a Palazzolo Acreide in provincia di Siracusa, laureato in lettere antiche presso l’Ateneo di Catania, attualmente risiede a Roma. Scrittore, pubblicista, si dedica da molti anni alla ricerca storico letteraria. Suoi scritti (prose, poesie) sono apparsi su quotidiani, riviste, periodici, antologie, quali Fede e Avvenire, Persona, La Procellaria, Incontri meridionali, Incontri mediterranei, Historica, Archivio Storico Messinese, Bollettino della Domus Mazziniana di Pisa, Il Corriere di Roma, e tante altre testate. Trapiantato a Roma dove è stato docente di Materie letterarie e Latino, si è dedicato con passione e competenza a studi letterari e storici, specialmente d’interesse mazziniano.  Tra le sue opere si segnalano: Giuseppe Mazzini e il Centenario dell’Unità d’Italia (1962); Savoca Segreta (1972); Il Manzoni ed i silenzi della parola. (1974);  Nino Martoglio – La Divina Commedia di Don Procopio Ballaccheri (1986); Messina moderna (1991); Parole per mio figlio. (2000); “Giuseppe Mazzini e la Roma del popolo; La Repubblica romana del 1849 – – Saggi e documenti“(2001). Inoltre nel 2003 ha pubblicato il libro Naxos e Tauroménion. A Salvatore Calleri è stato assegnato il Premio della Cultura della Presidenza del Consiglio dei Ministri negli anni 1975, 1990, 1995, 2002 e 2004. Per informazioni sul libro oppure sull’autore e per eventuali interviste, potete scrivere al seguente indirizzo di posta elettronica:salvatore_calleri@virgilio.it  

 

      "PERCHE' SCRIVO?"

 Intervista di ELISABETTA BERNARDINI

al Prof. Salvatore Calleri * 

(7 aprile 2011)

 

D - Professor Calleri, nel corso degli anni della sua lunga carriera lei ha pubblicato numerose opere letterarie di particolare spessore, libri interessanti e capaci di arricchire il dibattito letterario mediante elementi innovativi: sono note le sue qualità di ricercatore, per cui non a caso le sono stati attribuiti importanti riconoscimenti ed è stato insignito di vari premi letterari. La sua ultima opera pubblicata dal titolo “La zampata del Gattopardo- I luoghi dell’anima” rappresenta un punto di arrivo significativo della sua vita di scrittore e di uomo, e a questo punto la domanda che sorge è d'obbligo. Perché scrive? Potrebbe la risposta a questa domanda essere la chiave interpretativa della sua opera?

 

R - Ricordo in proposito, che il grande scrittore irlandese Samuel Beckett, premio Nobel per la Letteratura nel 1969, a chi gli rivolgeva tale domanda, rispondeva "Bon qu'à ca" e cioè, "buono soltanto a ciò" il cui significato in termini pratici è: non so fare altro. Nella sua visione prettamente nichilistica dell'individuo nella sua solitudine esistenziale, nell'assenza di una luce di speranza, di caritas, l'approdo non poteva essere che quello dell’incomunicabilità, dell'assoluta negatività, del prevalere dell'assurdo, del grottesco nella condizione umana. Superando tale barriera del nulla, rispondo così alla stessa domanda: scrivo per un atto d'amore, pur nella consapevolezza della "pena di vivere" dell'uomo moderno, per recare un contributo di elevazione morale che ci permetta di vivere, di soffrire, ma anche di amare, nel compimento di una missione alla quale siamo votati. In quest'ottica c'è una luce che è la speranza dell'anima. E' questa a mio avviso la chiave interpretativa di un grande sia nell'arte come nella vita: Giuseppe Tomasi di Lampedusa.

 

D - Quali sono in proposito, le novità della sua valutazione critica nell'opera saggistico-narrativa "La zampata del Gattopardo- I luoghi dell'anima", a lui dedicata?

 

R - Mi preme anzitutto evidenziare l'unità, che è segno di completezza, nell'analizzare l'opera lampedusiana nelle sue varie sfaccettature: in questo senso non poteva mancare, nella mia valutazione critica del Gattopardo, una disamina sui rapporti tra un'opera letteraria e la sua possibile trasposizione cinematografica, oltre che teatrale, musicale e televisiva. Letteratura e cinema sono due forme d'arte che si affascinano e s'influenzano a vicenda, ma il più delle volte si esprimono con linguaggi quasi opposti.  Le tecniche della letteratura e del cinema, anzi, sono spesso in contraddizione l'una con l'altra. Non è certamente possibile, nel respiro di un'intervista, addentrarmi nell'excursus storico-critico della relativa problematica, cosa che ho fatto nella terza parte del mio volume. Intendo però porre l’accento in questa sede, sulla creazione artistica quale atto unico, singolare. Proprio per questo, quando l'incontro tra la sensibilità, la genialità di una tecnica creativa ad hoc avviene tra un grande scrittore e un grande regista, (assieme alla sua equipe) determinando una compenetrazione reciproca dei principali motivi ispiratori, i risultati sono mirabili. E' proprio questo il caso dell'opera letteraria di Giuseppe Tomasi di Lampedusa: Il Gattopardo (1958) e la realizzazione cinematografica de Il Gattopardo di Luchino Visconti del 1963 (Rif. Titanus n.d.r.). "Uno dei rarissimi casi di pari e patta, fra un romanzo e il film da cui è tratto, di dignità e valore almeno eguali nel contrastato rapporto letteratura-cinema", come lo definì A. Di Grado.

 

D - Una sua sottolineatura critica sul carattere di novità della creazione letteraria lampedusiana, specie per Il Gattopardo si rivela, a questo punto, opportuna? 

 

R - Certamente: non si possono non toccare, sotto quest’aspetto, i punti essenziali di una creazione letteraria veramente nuova, nel momento in cui essa nasce, nell'excursus storico-critico della letteratura non solo italiana, ma anche europea, con riflessi profondi a livello mondiale. La nascita de Il Gattopardo, fu veramente una novità che scompaginò gli orientamenti critici dell'epoca, determinando un rinnovamento della tecnica artistico-creativa, oltre dei contenuti di un'opera. La stagione neorealistica, iniziata negli anni ‘30-‘40 del Novecento, pur con le sue mirabili creazioni che hanno lasciato il segno sia nella letteratura, sia nel cinema, manifestava verso la fine degli anni Cinquanta, le caratteristiche di una crisi profonda, che l'avrebbe avviata da lì a poco, al suo tramonto. Proprio per riferirci a due autori rappresentativi della temperie dell'epoca, quali  Giorgio Bassani, (nato nel 1916, che ha però avuto il merito di superarne i limiti, scoprendo e valorizzando per primo il Gattopardo, e quindi tutta la produzione narrativa di Tomasi di Lampedusa), e Carlo Cassola, (nato nel 1917), si può dire che a entrambi "per vie diverse la lotta politica e l'impegno sociale, hanno lasciato solo amarezza e delusione, e quindi un senso tra sbigottito e rassegnato d’isolamento”. La delusione delle cose, determina per questa via, una sublimazione delle parole… Da qui l’esigenza sempre più sentita di ripiegarsi su se stessi, per cercare di superare lo stato d’insicurezza e d’angoscia, connesso con la coscienza della condizione umana e dei suoi limiti, trovare cioè l’ubi consistam esistenziale attraverso un lavoro di “scavo” sull’esempio della grande letteratura europea, particolarmente della narrativa francese e di quella russa. Sorse così il romanzo esistenziale, la cui lontana ascendenza, come spunti di pensiero, si può trovare nell’esistenzialismo, il cui padre è il filosofo Soren A. Kierkegaard (1813-1855).

 

D - Proprio sulla scia esistenzialista di Kierkegaard, si profila come romanzo esistenziale Il Gattopardo di Lampedusa?

 

R - A tale genere si può dire che appartenga Il Gattopardo di Lampedusa, pur nella sua singolarità di motivi ispiratori profondi e di tecnica espressiva che ne fanno un unicum esemplare di creazione letteraria, il cui linguaggio elaboratissimo, denota un senso classico del gusto, una rara disciplina creativa all’insegna del labor limae. Il suo accostamento al filone del Verismo verghiano, la sua intelaiatura storica, pur se può apparire più appropriata, per il romanzo tomasiano, la denominazione di “una forma di confessione autobiografica trasposta in forme storiche” (A. Bocelli) nulla tolgono al crisma della sua originalità fisiognomica.

 

D - Come si spiega, fatta questa premessa, l’accanimento contro la realizzazione editoriale di Tomasi di Lampedusa? Il Gattopardo come sappiamo, fu mal criticato da molti letterati dell’epoca e rifiutato da molti editori prima che Feltrinelli gli concedesse la pubblicazione che avvenne solo nel 1958, ossia dopo la morte dell’autore…

 

R - L’accanimento fu dovuto al fatto che al centro della discussione, non c’era solo un manoscritto da pubblicare, ma il libro che si stava ponendo minacciosamente al centro del dibattito critico e certo non era vicino alla poetica “vittoriniana” cioè di un personaggio quale Elio Vittorini. Vittorini, pur con i suoi meriti, quale scrittore e operatore di cultura, commise l’errore imperdonabile, in sede einaudiana, di rifiutare la pubblicazione del romanzo lampedusiano, dandone comunicazione all’autore il 2 luglio del 1957, pochi giorni prima della sua morte. Dell’iter travagliatissimo di questo calvario realizzativo editoriale del Gattopardo ho fatto nel mio lavoro, un’analisi attenta e capillare, così come della questione meridionale la cui mia disamina si è sviluppata sulla base di classici della storiografia, come l’Inchiesta Siciliana di Leopoldo Franchetti e Sidney Sonnino , nonché sulla base di importanti studi effettuati dal professor Napoleone Colaianni  e dal professor Rosario Romeo …

 

D - Da siciliano, come vede il contributo recato dalla Sicilia alla nascita del nostro Stato nazionale unitario, il cui momento epocale si rispecchia proprio nelle stesse vicende del Gattopardo?

 

R - Prima di rispondere a questa domanda, ci tengo a sgomberare il terreno critico da un’interpretazione sbagliata che parecchi hanno fatto della frase pronunciata dal nipote, pupillo del principe, il giovane Tancredi Falconeri, prima di partire per unirsi ai garibaldini: “ se vogliamo che tutto resti com’è bisogna che tutto cambi”. Tale frase è soltanto in apparenza fatta sua, dal principe protagonista, per la profonda ironia che la pervade sulle magnifiche sorti progressive. In realtà, per il suo scetticismo, il suo disincanto profondo, lo scrittore sperimenterà sulle proprie carni quanto sia fragile o addirittura inesistente una simile illusione. Sicché si può dire che la medicina tancrediana è solo un inevitabile meno peggio che comincerà prestissimo ad essere smentito…  La nostra onestà intellettuale, quella di noi siciliani, proprio per questo, non può non farci riconoscere quanto d’incompiuto sia rimasto in questa nobile impresa della organizzazione del nostro Stato nazionale unitario. I contadini meridionali che deposero nell’urna il loro “Si” all’Unità d’Italia, entrarono legittimamente a far parte della comunità nazionale che, però, ereditava le loro sofferenze e i loro rancori: La pesante e difficile “questione meridionale”… Nonostante questo vulnus di “due Italie” in una il contributo dei siciliani all’unità d’Italia è stato altamente positivo sotto ogni aspetto: economico, di sacrifici e soprattutto morale. E’ “la doppia lealtà siciliana” come scrive Gioacchino Lanza Tomasi nella prefazione, la prova del valido contributo recato alla nascita del nostro Stato Unitario. Non si dimentichi che Messina è stata l’unica città d’Italia che ha avuto la forza morale e il coraggio di eleggere per ben tre volte Giuseppe Mazzini alla Camera dei Deputati nel 1866, mentre sul capo del grande esule pendeva una condanna a morte…!

 

D - Professor Calleri, so che un motivo che le sta particolarmente a cuore è quello intimistico: cosa rappresenta nella produzione narrativa lampedusiana, specie nel Gattopardo?

 

R - Lo vedo come ragion d’essere della creazione letteraria di Giuseppe Tomasi di Lampedusa: il motivo per cui essa può parlare al nostro io profondo, sicché può costituire la nostra migliore compagnia di viaggio nel nostro iter esistenziale. Ci basti pensare per rendersene conto ai colloqui segreti del principe: con le stelle ( le sole persone perbene), la natura, il mondo dell’invisibile, pur nella sua visione laica ma dotata della cifra di una spiritualità superiore, inoltre alla tristezza del tramonto di una vita senza sogni della figlia Concetta, creatura dolce e indifesa, cui è stato negato il conforto di un amore, soprattutto, però, è nel figlio Giovanni (la piccola cicatrice del testo lampedusiano, secondo la felice definizione di Francesco Orlando), l’immagine più dolente: quella di un ragazzo che ha rinunciato, per scelta operata nel suo intimo, agli agi di una vita privilegiata, in un ambiente nobiliare, per vivere da umile commesso nelle brume di Londra. Cos’è il suo, se non un accostamento realizzato anzitempo al mistero del dolore e della morte? Come non commuoversi per un figlio perduto, sentendolo proprio, nella pena universale del vivere dell’uomo moderno? 

 

 

recensioni

www.repubblica.it Salvatore Ferlita 

video Premio Internazionale G. Tomasi Di Lampedusa 

video Professor G. Lanza Tomasi

www.literary.it

www.romatoday.it

il parere dell'ingegnere 

tibursuperbum.it

Tag(s) : #libri - autori - editori
Condividi post
Repost0
Per essere informato degli ultimi articoli, iscriviti: